giovedì 8 novembre 2012

180 secondi per trovare il vero amore


Qualche giorno fa sono stata in un famoso locale al centro per un informale aperitivo con alcuni colleghi di lavoro.
Grazie al mio impeccabile senso dell'orientamento sono arrivata con una lievissima ora e mezza di ritardo.
Presumendo che fossero tutti già seduti al tavolo, nonché probabilmente già vagamente brilli, all'ingresso esordisco balbettando "Buonasera... ecco... ci dovrebbe essere una specie di festa..."
L'impettito cameriere dall'elegante parannanza mi interrompe sotto voce "Ah, capisco. I tavoli giù in fondo. Sei qui per lo speed date, no?"
Innanzitutto. Dall'onnipotenza dei miei trent'anni e del mio generoso metremmezzodaltezza, pretendo ormai che mi si dia del lei. Nonostante l'infantile gonnella a pieghette sopra al ginocchio, il fermaglio a forma di ciliegia sulla frangia e l'espressione inebetita di chi si sente palesemente fuori luogo in un ambiente dall'atmosfera scrupolosamente radical chic.
Mettendo per un istante da parte la misera gaffe dell'impettito pinguino dall'elegante parannanza, la situazione non può che farmi amaramente sorridere.
Lo speed date. Il gioco degli incontri fra single, ma non solo.
La fugacità dei pensieri, delle relazioni, delle emozioni ridotta a 3 modesti minuti di sguardi e parole.
In 180 secondi devi essere in grado di giocarti tutte le tue carte migliori.
In 180 secondi devi indossare la maschera più intrigante, seducente e interessante che possiedi nel tuo segreto armadio delle maschere. Sorridi, inclina sensualmente la testa da un lato, annuisci mentre il tuo interlocutore si vanta delle sue sessioni giornaliere di free climbing. Con tutto il dovuto rispetto verso il free climbing, che, se non fossi stata una persona irrimediabilmente pigra, antisportiva e cagasotto avrei sicuramente provato.
In 180 secondi devi scegliere e scartare. Prendere e lasciare.
Incontri di profonda superficialità, dove ci si sfiora senza toccarsi.
Dove si fa l'amore senza penetrarsi.

lunedì 3 settembre 2012

Masturbazione mentale


Federica ha scritto (23/08/2012 alle 20:07):
Hey Samuuu! ^^

Samuele ha scritto (23/08/2012 alle 20:44):
ciao

Le innumerevoli considerazioni che un semplice vocabolo di quattro lettere è in grado di scatenare nella nostra contorta mente di trentenne single. Un sintetico ed anonimo ciao privo di qualsiasi espressività, privo di qualsiasi punteggiatura o emoticon è la sintesi del male. Una secchiata di acqua ghiacciata sulla schiena mentre cammini sovrappensiero. L'inizio di una spirale di pensieri concentrici che da una banale conclusione affrettata si tramuta rapidamente in profonde frustrazioni psico-emotive.
Senza contare l'infinita attesa di 37 minuti della sua risposta.
Non tutti sono consapevoli del pericoloso potenziale contenuto nelle nostre dita sulla tastiera, di cui involontariamente abusiamo ogni giorno.
Quel moderno mezzo di comunicazione di messaggistica istantanea comunemente definito "chat" si è evoluto in maniera esponenziale negli ultimi anni, tanto che non siamo più abituati ad interpretare positivamente un semplice saluto privo di appendici quali <3 :) ... >_< :P XD  ^_^ ;*
"Ecco, lo sapevo. Gli ha dato fastidio che l'ho contattato. Non avrei dovuto."
Rimorsi rimorsi rimorsi. Si morde il labbro inferiore, Federica. Si sente arrabbiata, delusa, messa da parte. Stupida.
Sgradita e sgradevole. Inutile. Tanto che non riesce neanche a chiedergli come stai senza sentirsi l'etichetta della ragazza accollo stampata sulla fronte. Tanto che decide di contattare l'anonimo Paolo per sfogarsi un po'. La ascolta con pazienza, Paolo. Ma chi cazz'è Paolo? Un sant'uomo, probabilmente.
Ascolta le sue lagne, le sue paure. La abbraccia, in qualche modo. Per quanto virtualmente sia possibile.
Ascolta e basta, non ha bisogno di parole, Federica. Tanto non le ascolterebbe. Ha bisogno solo di vomitare inchiostro e insicurezze nelle orecchie di qualcuno che non intende giudicarla.

Samuele ha scritto (23/08/2012 alle 21:15):
che dici fede? domani serata sbrattissimo al cubo, porta un po de amici daje

Sorride, Federica. Ride a crepapelle. Piange. Ride. Si soffia il naso. Ringrazia quell'anonimo sant'uomo di Paolo. Gli chiede scusa.
Piccoli momenti di folle instabilità mentale che nessuno dovrebbe e vorrebbe vedere.

martedì 24 luglio 2012

La sottile linea invisibile dell'accollo


Quando avevo tredici anni mi piaceva tantissimo un ragazzo di nome Dario.
Tutte le mattine arrivavo a scuola qualche minuto prima delle otto e venti e puntualmente mi piazzavo davanti al cancello d'entrata. Le braccia conserte, le sopracciglia corrugate, gli occhi che nervosamente roteavano da sinistra a destra, le labbra serrate, in quella tipica smorfia da estrema concentrazione.
Pazientemente aspettavo che arrivasse Dario, solo per seguirlo con lo sguardo per pochi istanti. Giusto il tempo di vederlo avvicinarsi, passarmi davanti e poi scomparire nel portone d'ingresso.
Non mi salutava neanche, Dario, non aveva idea di chi fossi.
Eppure io sapevo tutto di lui. Quel poco che basta per potermi definire una perfetta inconsapevole stalker.
Sapevo che alle 10.35 faceva un salto al distributore a prendersi un pacchetto di cipster.
Sapevo che il mercoledì alle 11.30 iniziava la lezione di educazione fisica giù in palestra.
"Professoressa, posso andare al bagno?".
Nell'ombra della mia ossessione, vien da sé che mi assentassi dalla classe quei trenta secondi che mi permettessero di guardarlo nella sua scolastica quotidianità.

Ad una dannata festa delle medie a cui mi ero subdolamente autoinvitata sono finalmente riuscita a conoscerlo.
"Piacere".
La mano destra umidiccia, la sinistra che tentava di coprire l'apparecchio ai denti che brillava con prepotenza ad ogni mio sorriso, due peperoni al posto delle guance.
Probabilmente sarebbe stato meglio non conoscerlo affatto, povero Dario.
Soprattutto sarebbe stato meglio non cercarlo affatto il suo numero di telefono sull'elenco della sip, povero, povero Dario.
Diciassette anni fa non esisteva la possibilità di spegnere il cellulare, di ignorare un messaggio, né di "bloccare" qualcuno per potersene liberare.
I social network dei giorni nostri sono quantomeno efficienti per mantenere una certa distanza sociale con le persone che conosciamo. Nonostante il voyeurismo e gli innumerevoli effetti collaterali che ciò ne comporta.
Diciassette anni fa alzavo la cornetta e lasciavo squillare il suo telefono finché sua madre non mi diceva che Dario non era in casa.
Diciassette anni fa qualcuno doveva rispondere per forza. E io mi consumavo le dita a furia di farle roteare in quel disco di plastica che a volte si inceppava e allora eri costretto a ricominciare tutto il numero da capo.
Questo ragazzo esce sempre, pensavo.
Ne ero fermamente convinta nella mia ingenuità di teenager sfigata coi brufoli. Finché un giorno, durante la ricreazione, casualmente non ho sentito parlottare i suoi compagni di classe tra di loro.
"Chi, Erika? Quella è popo n'accollo!" Ridacchiavano divertiti, maledetti.
Con molta eleganza, mi sono voltata e sono tornata a sedermi al mio banco.
A distanza di tanti anni, provo un senso di profonda gratitudine per quelle piccole serpi che mi hanno così spietatamente deriso in quel momento.

lunedì 2 luglio 2012

L'amore ai tempi del Cubo


Paolo è un tipo estremamente comune. Capelli castani, appena rasati dietro la nuca. Non particolarmente alto. La voce vagamente atona, di quelle che al telefono stenti a riconoscere al primo "pronto". Occhi marroni, lo sguardo di uno che nasconde costantemente ciò che realmente pensa. Indossa sempre una t-shirt a tinta unita e un paio di jeans leggermente sdruciti sul fondo.
Uno come tanti, uno che passa inosservato.
Perfino il suo nome, Paolo, è nella lista dei 20 nomi maschili più diffusi in Italia.
Di fatti, appena un istante dopo avergli chiesto come si chiama, Federica l'ha già dimenticato. Non che le interessi particolarmente. Tanto Federica chiama tutti "abbello", anche il vicino di casa grasso dai capelli unti.
Solare, estroversa, logorroica. Tanto logorroica da riuscire a nascondere perfettamente la sua timidezza sotto  un mucchio di blablabla.
Capelli rossi e spettinati, occhi neri e vispi. Di statura e corporatura minuta, arriva al metro e sessanta solo grazie alla zeppa di dieci centimetri da cui raramente si separa.
Spontanea, dal buonumore contagioso.
Non può non piacere, Federica.
Nonostante il viso asimmetrico e le gambe storte.
Paolo ha decisamente una cotta per lei. Nel suo silenzio ha deciso di non esporsi nell'inutile speranza che Federica si accorga di lui. D'altronde lui è uno dei mille "abbello" senza nome. E nella velata indifferenza dei suoi saluti col bacetto lei lo percepisce come un tipo troppo noioso perché possa interessarsi a lui.
Federica ha stretto amicizia con Samuele e "unaltrapersona". Paolo... ma chi cazz'è Paolo?
Sarà uno dei tanti conosciuti al Cubo il fine settimana.
Federica si ubriaca tutti i venerdì sera, tanto che la sbronza le dura fino alla domenica. E il lunedì mattina al lavoro fatica a tenere gli occhi aperti. "Mapperché?? Eppure ho dormito un sacco ieri!"
Alcuni quesiti non meritano risposta. Non meritano neanche di essere formulati, a dire il vero.
Si ubriaca, Federica, nel tentativo di perdere le inibizioni che le impediscono di avere un contatto vagamente fisico con stavoltaggiurocheccesvolto Samuele, il barista del locale. Contatti che infine si tramutano in qualcosa di prevedibilmente patetico e disastroso.
Con la scusa di scambiarci quelle due sterili parole, tra un pezzo dei Prodigy e uno di Manson, saltella euforica verso il bancone per chiedergli di prepararle a rotazione vodka lemon, long island, invisibile alla fragola e negroni sbagliato. Alle 4 di mattina le zeppe di dieci centimetri iniziano a rivelarsi decisamente ostili.
Si getta inerme sul divanetto della terrazza del Cubo e l'inseparabile compagna di avventure Roberta la riporta a casa in macchina.
Samuele ha stretto amicizia con Federica e altrequarantottopersone. Di cui quarantatré solo ragazze di una fascia di età compresa tra i 22 e i 28 anni e come immagine del profilo un autoscatto fotoscioppato dai colori saturati al massimo.
Delle fiche, come le definisce polemicamente Federica.
Samuele non ha nulla di particolarmente bello, ha le guance scavate, la panzetta da birromane e i denti buttati lì a casaccio come un pallottoliere in un contenitore chiamato bocca, ma il fatto stesso di interpretare la parte del barista del Cubo probabilmente gli dona quel fascino irresistibile di fronte a cui Federica è costretta a ubriacarsi per poterlo minimamente affrontare.
Vederlo sorridere equivale ad andare a una mostra di Picasso, sostiene la saggia Roberta.
Il fato vuole che Samuele non si accorgerà mai di quanto sia carina Federica. Almeno fino a quando lei non si accorgerà di quanto diverso possa essere lui senza uno shaker in mano, quando improvvisamente inizierà a trattarlo con dovuta indifferenza. Esattamente come si comporta con quel tipo estremamente comune di nome Paolo.
Maledetto fato, sempre a darci contro.

martedì 12 giugno 2012

La dieta della donna single


Efficace, veloce e sana. L'alimentazione della donna single predilige cibi di rapida preparazione, meglio se consumati a crudo o scaldati al microonde.
L'alimentazione della donna single è favorevole al risparmio energetico ed è amica dell'ambiente, in quanto la preparazione di ogni pietanza prevede l'utilizzo di UNA pentola, UNA cucchiarella oppure al massimo UN coltello per spalmare la maionese sul pane, proprio per limitare il consumo di acqua e nelsen piatti durante la fase di risciaquo degli utensili culinari, praticata settimanalmente in seguito ad un accumulo di stoviglie nel lavello.
La donna single è solita preparare un pasto unico per il pranzo o per la cena, è onnivora ed assume una quantità di calorie variabile, direttamente proporzionale al proprio stato d'animo.
La donna single non condivide la scelta di chi rispetta un regime alimentare rigido, in quanto non concepisce il cibo unicamente come elemento dotato di funzioni nutritive, ma perlopiù come momento creativo nonché accompagnamento immancabile in una serata tra amiche.
Anche per questo l'alimentazione della donna single non ha orari. La donna single è in grado di nutrirsi in qualsiasi momento della giornata, ed ama farlo simultaneamente ad altre attività, come guardare la televisione, chattare al pc, leggere un libro, accarezzare il gatto, annaffiare le piante, stendere i panni, farsi il bidet. La donna single ama ottimizzare i tempi al massimo.

Di seguito un elenco dei pasti consumati mediamente da una donna single durante la settimana:

Lunedì:
Colazione - cappuccino e cornetto, rigorosamente al bar dell'ufficio, non c'è tempo per fare colazione a casa
Pranzo - la pasta più economica che offre la mensa, fusilli al pomodoro in genere (un piatto di colla è più appetitoso)
Cena - veloce pasta al pesto pronto buitoni - senz'aglio, mi raccomando! Almeno finché siamo single se non altro! (tempo di preparazione: 11 minuti)

Martedì:
Colazione - cappuccino e... massì cornetto anche oggi va'!
Pranzo - avanzi della pasta al pesto della sera precedente
Cena - hamburger e insalata, già lavata (tempo di preparazione: 7 minuti)

Mercoledì:
Colazione - cappuccino e biscotti rimediati dalla collega della scrivania accanto (risparmiamoli 'sti 90 centesimi del cornetto una volta tanto...)
Pranzo - mezzo hamburger avanzato dalla sera precedente (nel caso in cui non fosse abbastanza, sentitevi libere di aggiungere un contorno di ottime patatine fritte galleggianti nel sano olio di semi della mensa)
Cena - abbondante aperitivo e poi cinema con le amiche.

Giovedì:
Colazione - cappuccino e... vabbè ieri non l'abbiamo mangiato il cornetto, oggi ce lo possiamo concedere!
Pranzo - azz... niente avanzi dalla sera precedente... instant noodles di emergenza, è sufficiente un po' d'acqua calda.
Cena - mozzarella e pomodoro o panino maionese e prosciutto cotto (tempo di preparazione: 1.5 minuti)

Venerdì:
Colazione - cappuccino e... thank god it's friday quindi cornetto anche oggi!
Pranzo - zuppa del casale confezionata da infornare al microonde della mensa, pronta in 3 minuti!
Cena - panino con salsiccia e cicoria al pub con tanto di birra con gli amici. Una donna single non cena mai a casa il venerdì sera.

Sabato:
Colazione - una tazza di latte e cereali, oppure in alternativa una fetta di pane con la mortadella, per gli amanti della colazione salata. Caffè.
Pranzo - considerando che una donna single non è mai a casa il sabato pomeriggio, in qualunque luogo si trovi ci sarà sicuramente un bar dove prendere un fugace tramezzino
Cena - una donna single non ha il tempo materiale di cenare il sabato sera, in quanto la scelta del trucco e dei vestiti da indossare per l'imminente serata sfascio richiede tempi di preparazione molto lunghi. Veloce trancio di pizza margherita e caffè all'autogrill sul raccordo, nonché cornetto alle 5 di mattina per smaltire l'alcol.

Domenica:
Colazione - due tazze di caffè alle ore 13 e daje sbrighiamoci che ci aspettano per pranzo!
Pranzo - tagliolini zucchine e gamberetti, pesce spada al forno, patate arrosto, tiramisù, caffè, ammazzacaffè e limoncello (pranzo della domenica a casa di mamma e papà...)
Cena - pizza, tanta.

Per dei risultati ottimali, soprattutto in vista della prova costume estiva, la vostra dietologa di fiducia consiglia di consumare settimanalmente abbondanti dosi di caffè ed alcol.

giovedì 10 maggio 2012

Perché le borse, anche le più scrause, sono meglio degli uomini



Andare alla ricerca di un uomo single sulla trentina, che sia affascinante, intelligente, interessante e premuroso, è un po' come andare ad una svendita Gucci in orario di chiusura.
Fortunatamente non mi ritengo una fan delle dueggì intrecciate, pertanto non posso comprendere fino in fondo cosa si prova a vedere l'ultima mayfair con dettaglio fiocchetto in tessuto beige/ebano con finitura in pelle bianca e nastro gucci verde/rosso/verde ed accessori metallici color oro chiaro, a soli 55 euro, finire nelle mani isteriche di una bionda con il suo unico neurone al guinzaglio a cuccia nella borsetta shocking pink leopardata, le sopracciglia tatuate e le chiavi della smart che si intravedono dalla tasca dei suoi jeans aderentissimi.
Fossi stata una fan del marchio, in una simile situazione non avrei potuto far altro che tirarle i capelli o, nelle emergenze più impellenti, giocare la carta del sempreverde sgambetto. Nemmeno urlare "Ehi, non è Robert Pattinson quello laggiù???" avrebbe potuto funzionare per distogliere l'attenzione dall'agognata borsa.
Ebbene, l'esperienza insegna che l'ultima mayfair a 55 euro non può che essere accaparrata da un'ossuta bionda isterica. Gelosissima, per giunta. Di quelle che un uomo "mi sento soffocare, ho bisogno dei miei spazi".
E invece, non te l'aspetteresti mai, ma l'ossuta bionda isterica non solo se ne torna a casa al volante della sua smart fiammante soddisfatta del suo strepitoso acquisto, ma ad attenderla con la cena pronta in tavola, scatola di cioccolatini e dvd di Autumn in New York troviamo nientepopòdimenoche
Mr. Misentosoffocarehobisognodeimieispazi.
Follemente innamorato. Che farebbe qualsiasi cosa pur di renderla felice. Perché, si sa, l'ossuta bionda isterica si irrita con estrema facilità e a quel punto solo il suo piccolo neurone al guinzaglio è in grado di farla sorridere.
Tanto per la cronaca, tutte le mie borse sono state rigorosamente acquistate a non più di 10 euro al mercato di Acilia del venerdì mattina, non ho fatto a botte per averle, ma sono così cheap che potrei cambiarne una al mese, volendo - e queste sì che sono soddisfazioni.
In compenso, ad attendermi impaziente a casa dopo una giornata di shopping compulsivo c'è nientepopòdimenoche un escremento fumante di gatto sul tappetino del bagno, che non vede l'ora di essere gettato nella lavatrice.
Avere i capelli corti e le gambe burrose di certo non aiuta...


La borsa, l'eterna compagna di avventure nonché fedele complice di qualsiasi donna, di qualsiasi età.
Uscire senza borsa è un po' come essersi dimenticate di indossare le mutande.
La borsa è un elemento imprescindibile, uno degli innumerevoli specchi del nostro estro, la nostra salvezza quando abbiamo le mani impegnate, l'arcano luogo dove gettiamo caoticamente scontrini, biglietti da visita, il telefonino che quando squilla non si trova mai, la pochette dei trucchi (che a sua volta è matriosca di inconfessabili segreti). Dove custodiamo gelosamente l'agenda e nascondiamo frammenti di vita.
Nessun uomo avrebbe mai il coraggio di aprire quell'oscura chiusura lampo e infilarvi le proprie mani per cercare, chessò, l'accendino. L'uomo medio è terrorizzato dall'idea di venirne risucchiato, come in un buco spazio-temporale, come se la nostra borsa fosse oggetto di inscioglibili incantesimi.
Pertanto, possiamo decisamente fare a meno di un uomo, ma della borsa mai.

martedì 1 maggio 2012

Correva l'anno 1982...


Avere trent'anni, oggi, implica il fatto di essere nati negli anni 80.
Anno 1982, per la precisione. Esattamente l'anno in cui videro la luce quei filmoni di culto come Conan il barbaro, Rocky III, Rambo, E.T. e Blade Runner.
Nascere nei primi anni ottanta è stata la fortuna e al tempo stesso la sfiga più grande che mi sia mai potuta capitare.
D'altronde, dal punto di vista emotivo, non posso che considerarla una fortuna.
Noi fanciulle trentenni siamo state le bambine più creative della storia.
Abbiamo sognato di diventare stiliste giocando a Giralamoda, pasticciere grazie al Dolceforno, cantanti e musiciste guardando Jem & le Holograms, architetti assemblando i pezzi della Lego. Avevamo speranze di un futuro radioso davanti ai nostri piccoli occhi sognanti luccicanti di stelline, e felici facevamo roteare il nostro bellissimo hula hoop color caramella, con i codini biondi al vento e le guance rosse come mele.
Sul quaderno la maestra ci scriveva "bravissima" quando facevamo un bel tema a scuola e con orgoglio non esitavamo a mostrarlo a mamma e papà. Grazie a quell'"ottimo" in pagella ci siamo meritate la bambola di Lady Lovely e del Principe Cuorforte a fine anno, e questo dimostra che ce le sudavamo di brutto le cose che desideravamo, noi.
La Famiglia Cuore e quella del Mulino Bianco erano i nostri modelli di vita coniugale ideale. Marito sorridente, accomodante, che prepara la colazione. Due bambini affettuosi e adorabili.
Ecco, questo è il fedele scenario che qualcuno ci ha volutamente messo davanti agli occhi esattamente 25 anni fa, ed eravamo più che convinte che anche la nostra vita sarebbe andata così.
A 30 anni saremmo state sicuramente delle donne bellissime totalmente realizzate e sicure di loro stesse, affiancate da un uomo altrettanto bello, aitante, dalla folta chioma e gli occhi blu, saremmo diventate delle importanti manager per una famosissima casa di moda e avremmo vissuto in una meravigliosa casetta col giardino e gli uccellini che cinguettando sarebbero stati la nostra sveglia mattutina.

Ora, datemi il nome di quello stronzo che 25 anni fa ce l'ha intortata così bene.

L'ennesimo blog che si affaccia sulla rete

Sapevo che sarebbe arrivato questo momento, un giorno. Sapevo che il mio latente egocentrismo sarebbe finalmente emerso, un pomeriggio di maggio, sfogando attraverso le pagine di un banale blog senza pretese le più remote frustrazioni che possano colpire una qualunque trentenne di oggi come la sottoscritta.
Ebbene, mi concedo un piccolo benvenuto e un inchino...
A chiunque si soffermi casualmente da queste parti, buona lettura.